IL MIO FUNERALE
Al mio funerale non vorrei
chi finge d’esser triste,
come forse dovrebbe,
od apparir come
si aspettano gli altri;
chi piange soltanto
il tempo ch’è finito;
o chi si nasconde
dietro nere lenti.
Non vorrei che venisse
chi si crede obbligato
per parentele o compagnie;
chi corre a stringer mani,
spargendo effluvi d’ipocrisia
odoranti d’incenso;
o chi vuol solo scoprir
chi piange o ride
o contar corone di fiori
ed altri orpelli.
Ma nemmeno vorrei,
se c’è, chi è triste davvero
e non si avvede neppur
che umidi ha gli occhi
e il pianto illacrimato
vivo rinserra in cuor.
Il miglior funerale
sarebbe allora per me
d’esser solo col prete,
senza i lugubri e lenti
cadenzati rintocchi
del triste campanone
ed il fascino antico
del medieval dies irae
o i nuovi liturgici canti
a mo’di canzoncine;
a compiere in fretta
l’ultima formalità ,
per il passaggio
nell’ignoto aldilà .